A quale età il cellulare ?

La prima Comunione da qualche anno è lo spartiacque. Arriva tra i regali dei nostri figli come i gloriosi orologi Casio con il cronometro che per la Generazione anni '70.

Siamo sempre più convinti grazie all'osservatorio che ci forniscono le scuole Elementari che il problema non è l'eta n cui si consegna uno smartphone ai bambini, m ala consapevolezza che noi genitori abbiamo di quello che possono fare.

Vi riportiamo un'intervista che offre spunti di riflessione e riconduce al tema sempre attualissimo del CyberBullismo.

Bellissimo il Video che vi proponiamo sempre nell'ottica di condividere con i vostri figli con un approccio educativo diretto e reale.

‘Lo smartphone? È come l’automobile: non si può usare a qualsiasi età’: parola di psicologa
Anna Oliverio Ferraris.

“Molti genitori regalano il cellulare già alle elementari, ma è troppo presto. Non andrebbe dato prima dei 16 anni. Il cervello dei bambini è davvero troppo immaturo per gestire una tecnologia tanto complessa. Così come non si dà un’automobile prima dei 18 anni, con lo stesso principio bisognerebbe gestire il cellulare”.
L’intervista prende le mosse dal “nuovo bullismo” quello che si diffonde su internet attraverso l’uso di cellulare e computer e che, secondo la psicologa, che ha scritto il libro “Piccoli bulli e cyberbulli crescono” (Bur), è più pericoloso.
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Minacce e pestaggi dentro e fuori dalle scuole. Violenze fisiche e psicologiche protratte per mesi o anni. E, sempre più spesso, persecuzioni “virtuali” con conseguenze tragicamente reali. Nelle sue molteplici forme, il bullismo è una delle costanti preoccupazioni di genitori e insegnanti, alla ricerca di soluzioni per un fenomeno che continua ad avere un impatto devastante sulla crescita di molti ragazzi e ragazze. Da sempre attenta e sensibile studiosa del tema, in questo libro – appositamente rivisto e aggiornato con un nuovo capitolo dedicato al cyberbullismo – Anna Oliverio Ferraris esamina il bullismo giovanile in tutti i suoi aspetti: origini e cause delle violenze, dinamiche individuali e di gruppo, reazioni e sentimenti di aggressori e vittime, pericoli e trappole on line, interventi e misure di prevenzione. Spiegando come interpretare i messaggi nascosti dietro i comportamenti dei nostri figli, Oliverio Ferraris ci aiuta ad affrontare i casi di violenza e aggressività in cui bambini e adolescenti possono trovarsi coinvolti. Per capire e trovare soluzioni, per imparare a farsi ascoltare e intervenire nel modo più efficace.
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Il bullo con cui entravamo in contatto noi era di solito il prepotente della classe. Ma era facilmente identificabile e isolabile da insegnanti e genitori. E i compagni, se anche non intervenivano in difesa della vittima, perlopiù nemmeno appoggiavano le azioni del bullo.

Per i nostri figli non è più così. Le nuove tecnologie hanno ridefinito anche il comportamento dei ragazzi dando vita a un nuovo fenomeno, il cyberbullismo.

La differenza è che il nuovo bullo è meno identificabile. E che le sue azioni denigratorie sui social vengono condivise (e quindi sostanzialmente appoggiate) dagli altri compagni, amplificandone notevolmente la violenza.

Nel scorso della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo a scuola, Safer Internet Day, organizzata dal MIUR in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, sono emersi aspetti inquietanti da non sottovalutare.

 “Calunnie, insulti, video, possono diffondersi in tempi brevi e raggiungere centinaia di persone” spiega l’esperta.

“L’uso del computer o del cellulare hanno un effetto disinibitorio: si dicono cose che in faccia non si direbbero mai. Per questo è diventato più facile attaccare. Così anche i repressi, che non sarebbero mai stati bulli, tirano fuori l’aggressività e diventano cyberbulli.

E’ come chi guida un aereo bombardiere e bombarda una città, non è come sparare in faccia a uomini, donne e bambini; ma l’effetto non è meno grave, anzi maggiore.
Ad aggravare la situazione è la massa che condivide. Ad esempio è capitato che durante una scazzottata tra due ragazzi, gli altri compagni, anziché intervenire, riprendessero la scena per metterla sui social e avere tanti like.

Ecco i consigli per i genitori:

  • Insegnare ai ragazzi a mettersi nei panni della vittima, in modo che non condividano un contenuto denigratorio, ma lo blocchino.
  • I ragazzi devono imparare a non diffondere immagini e video pericolose per gli altri, ma anche per se stessi. 
  • Spiegate ai figli che divulgare immagini lesive o private di una persona senza il suo consenso è contro la legge e poi sono i genitori a dover rispondere alla polizia postale.
  • Insegnare ai ragazzi a non vendicarsi, a tenere a freno le proprie emozioni e insegnare a dialogare con chi offende, a parlare con gli altri. E’ solo attraverso il dialogo che si possono smorzare sentimenti negativi come la rabbia e la vergogna, che sono alla base dell’odio.
  • E soprattutto non aver fretta di dare un cellulare in mano a un bambino.

Bisogna resistere almeno fino a 16 anni, se aspettare così tanto è troppo difficile, almeno darglielo non prima delle medie impostando però delle regole: si può usare solo in determinati momenti della giornata e i contenuti vanno condivisi col genitore; ad esempio si può dire: “te lo do, ma lo guardiamo assieme”.