L'applicazione permette all'utente di interagire con la Polizia di Stato inviando segnalazioni (immagini o testo) relative a episodi di bullismo e di spaccio delle sostanze stupefacenti.
Le immagini ed il testo che vengono trasmesse all'ufficio di Polizia sono GEOLOCALIZZATE e consentono di conoscere in tempo reale il luogo degli eventi.
E possibile anche l' invio e la trasmissione in un momento successivo con l' inserimento dell' indirizzo del luogo in cui si è verificato l' evento.
L' applicazione è stata realizzata per prevenire le fenomenologie del bullismo e dello spaccio delle sostanze stupefacenti.
Disponibile su Piattaforma Android e IOS l momento per le città di Roma, Milano e Catania, da febbraio in tutti i capoluoghi di regione e da agosto in tutte le province italiane.
Un'app che consente di interagire con la polizia consentendo l'invio, anche in maniera anonima, di segnalazioni riguardanti episodi di bullismo o di spaccio di droga: è ' YouPol', l'applicazione per smartphone e tablet presentata questa mattina in un istituto professionale alla periferia di Roma dal ministro dell'Interno Marco Minniti e dal capo della Polizia Franco Gabrielli.
Grazie a YouPol - è possibile inviare immagini e segnalazioni direttamente alle sale operative delle Questure relative a episodi di bullismo e droga, sia di cui si è stati testimoni sia di cui si è appreso per altre vie. E sarà inoltre possibile effettuare anche una chiamata di emergenza in caso di necessità. «Questa è una app amica - ha detto Minniti rivolto agli studenti dell'istituto comprensivo Lucio Lombardo Radice - è la vostra amica a cui potete rivolgervi in caso di difficoltà.
Lanciate il segnale, dite che c'è bisogno di un aiuto, fatelo anche in maniera anonima se volete, ma l'unica cosa che non dovete fare è voltarvi dall'altra parte». Perché, ha aggiunto il ministro «non c'è una società libera se in quella società prevale la violenza. Noi non abbiamo bisogno di ragazzi eroi, abbiamo bisogno di persone che pensino che facendo questo stiano facendo un qualcosa che fa bene al loro essere cittadini». Con la app, ha spiegato Gabrielli, la Polizia non ha alcuna intenzione «di entrare nelle vite dei ragazzi né di fare una sorta di Grande Fratello. La app non è uno strumento di delazione, non abbiamo bisogno di avere spioni sul territorio. È una modalità di colloquio tra le forze di polizia e i cittadini, perché abbiamo bisogno di cittadini sempre più consapevoli e che si facciano partecipi del sistema di sicurezza, a partire dai giovani». Gabrielli ha poi sottolineato che lo scopo della app non è avere a disposizione «uno strumento repressivo bensì preventivo. A seconda della gravità della segnalazione e del livello della violenza - ha concluso - verranno attivate una serie di iniziative».