Cazzate per gioco o distrazione ... e tutto cambia

Se passate un pò di tempo in rete il tam tam è infinito.
Alzi la mano chi non ha mai sbagliato Chat di WA con messaggi errati, chi non ha commesso errori di ortografia da cerchietto rosso o postato o condiviso banalità su FB.

La noia poi di non sapere cosa fare ?

Avrete sicuramente letto la storia di una sessantina di minorenni delle scuole superiori di Modena, che hanno condiviso in estate centinaia di selfie in cui sono nude e video con i loro momenti di autoerotismo, in una chat su WhatsApp. Ma quei contenuti che nelle intenzioni iniziali erano per molti, ma non per tutti, negli ultimi giorni sono diventati potenzialmente dominio del mondo: centinaia di foto e riprese poi interamente riversate sul web, in cartelle con i nomi e cognomi delle ragazze, da un amico, forse un fidanzatino, che ha tradito la loro fiducia. Ora una ragazza di 17 anni ha vinto quella che era per lei forse la paura più grande: confidare tutto ai genitori e mostrare quelle immagini.

«Molte mie amiche non vogliono parlarne», racconta una delle ragazze che, insieme a una coetanea, è al momento l’unica ad aver fatto un passo in avanti.

Così parte la gogna e non c’è più scampo.




Della mamma di Viareggio avete letto... il video è arrivato ovunque .


Questi sono ennesimi esempi di quanto il vero problema della Rete siano i suoi utenti. Totale inconsapevolezza e ignoranza della Rete e della sua capacità comunicativa. I riti e gesti della quotidianità sono in continuo cambiamento e dobbiamo affrontarli nelle conversazioni  familiari, tra amici, senza vergogna di chiedere cosa significa questo o quello.

Cosa è un TAG e perché si usano certe APP tra i ragazzi.

I social network rappresentano un modo semplice e rapido per condividere stati d’animo e momenti attraverso pensieri tradotti con immagini rubacchiate qua e la o più grave personali, fotografie e video. Una forma di espressione universale e trasversale che coinvolge tutti, 

Lo scambio delle immagini su WhatsApp e delle potenziali conseguenze è un aspetto basilare che dobbiamo tutti insegnare ai nostri figli. Non esiste privacy o fiducia che tenga i post sui social non possono essere ritenuti riservati ai soli “amici” o aderenti al gruppo. Un profilo è facilmente modificabile, da “chiuso” ad “aperto”, in ogni momento da parte dell’utente e le immagini possono essere “rubate”.

Condividere in Rete non è il racconto a un amico, è l'inizio di una percorso che non controlleremo mai più.

Se in  questi giorni Facebook annuncia di sperimentare un database per contrastare il fenomeno revenge porn, proprio oggi leggiamo che l'altro inventore di Facebook Sean Parker lancia l'allarme: "Il social di Zuckerberg sfrutta le vulnerabilità psicologiche umane".

Parker, oggi 38enne e milionario (quindi non pensate all'invidia), descrive il meccanismo messo in piedi dal social, costruito intorno ai Mi piace, alle condivisioni e ai commenti, come "un loop di validazione sociale" basato proprio intorno a una "vulnerabilità psicologica umana". 

L'attenzione di Parker si è rivolta anche ai bambini: "Solo Dio sa cosa sta succedendo al cervello dei nostri piccoli", ha spiegato dall'evento Axios.

Una preoccupazione che molte indagini hanno preso di petto negli ultimi anni, pur rimanendo nell'ambito dell'osservazione. Ansia, irritabilità, paure, isolamenti, "fomo" (la cosiddetta "fear of missing out", paura di rimanere tagliati fuori dai flussi di notizie e aggiornamenti), iperesposizione, rapporti amicali e influenze politiche: le indagini sugli effetti dei social sulle persone, e su bambini e adolescenti, si sprecano. Poche, tuttavia, hanno indagato in profondità la traccia di cui parla Parker, quella degli effetti cognitivi sull'utenza più giovane.