"Niente foto dei figli sui social se uno dei genitori non è d'accordo"
Sentenza pilota a Mantova. Per i giudici "l'inserimento di foto di minori costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi".
Mantova, 6 novembre 2017 - Non si possono postare sui social network le foto dei propri figli minorenni se l'altro genitore non è d'accordo: si può chiedere e ottenere dal giudice di inibire la pubblicazione di tali immagini e di far rimuovere quelle già diffuse. E' quanto si evince da una sentenza del Tribunale di Mantova, depositata lo scorso 19 settembre e pubblicata da 'Il caso.it'. "L'inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto - sottolinea il giudice di Mantova nella sua decisione - ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto online, non potendo inoltre andare sottaciuto l'ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che 'taggano' le foto online dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia".
La questione all'esame del Tribunale riguarda il ricorso presentato dal papà di due bambini (di tre anni e mezzo la bimba, un anno e mezzo il più piccolo) che chiedeva al giudice di rivedere le "condizioni regolanti i rapporti genitori/figli alla stregua di supposti gravi comportamenti diseducativi posti in essere dalla madre". Nello scorso aprile il Tribunale aveva regolato i "rapporti personali ed economici fra i genitori e i figli", con l'affido condiviso e la residenza dei bambini con la mamma: il giudice ha ritenuto non vi fossero i presupposti per rivedere tali accordi "non risultando adeguatamente provati" né il "diretto coinvolgimento dei minori" nella pratica spirituale del Reiki, seguita dalla madre, né "una grave inadeguatezza educativa" della donna, ma ha rilevato che,
nonostante nell'accordo fosse stato stabilito l'obbligo di non postare le foto dei bimbi sui social e la donna si fosse impegnata a rimuovere quelle già diffuse, in realtà numerose immagini erano state pubblicate ancora successivamente.
"Comportamento questo - scrive il Tribunale di Mantova - che integra violazione" della "tutela dell'immagine", contemplata dall'articolo 10 del codice civile, della "tutela della riservatezza dei dati personali", prevista dal Codice della privacy, nonché della convenzione di New York nel punto in cui stabilisce che "nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione" e che "il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti". Il giudice cita anche la normativa di tutela dei minori contenuta nel regolamento Ue del 27 aprile 2016 che entrerà in vigore il 25 maggio 2018, secondo cui "la immagine fotografica dei figli costituisce dato personale" e "la sua diffusione integra una interferenza nella vita privata".
Dunque, "considerato che il pregiudizio per il minore è insito nella diffusione della sua immagine sui social network" l'ordine di inibitoria e di rimozione "va impartito immediatamente", ha stabilito il giudice decidendo in via provvisoria, e "ritenuta la necessità" di acquisire "dettagliate informazioni sulla capacità genitoriale delle parti", ha anche disposto che il servizio tutela minori riferisca "ogni informazione utile in ordine alla capacità genitoriale dei predetti genitori". (Agi)
La sentenza del Tribunale di Mantova sul caso di due coniugi separati in cui il padre aveva proibito la pubblicazione delle immagini dei bambini. La donna dovrà rimuoverle.
Niente più foto della recita di fine anno, del primo bagno al mare, della serata di Halloween o della mattina di Natale. Una madre e un padre, senza il reciproco consenso, non potranno più postare sui social network le immagini delle conquiste quotidiane della prole, neppure con il lodevole intento di mostrarle ai parenti lontani. Lo stabilisce la sentenza firmata dal giudice del Tribunale di Mantova Mauro Bernardi, che chiede a una mamma di rimuovere tutti gli scatti condivisi su Facebook dei due figlioletti di uno e tre anni e mezzo.
La sentenza a tutela dei bambini
«L’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi», recita il provvedimento. Il rischio maggiore è «la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate». C’è il pericolo che attraverso dei fotomontaggi, per esempio, i volti dei piccoli possano essere manipolati per diffondere materiale pedo-pornografico in Rete. Di qui la sentenza: va bene pubblicare gli scatti, purché entrambi i genitori siano d’accordo.
I diritti ai quali non si pensa
Il caso era stato sollevato da un padre separato, che in realtà aveva chiesto la revisione dell’accordo sull’affido condiviso, compresa la residenza a casa della madre. Il giudice ha deciso, senza però modificare l’accordo sui figli. È entrato invece nel merito della tutela dell’immagine (articolo 10 del Codice civile), della tutela della riservatezza dei dati personali (decreto legislativo 196 del 2013), dei diritti dell’infanzia (Convenzione di New York). Una sfilza di diritti sui quali pochi genitori oggi davvero si interrogano.
Il nuovo Regolamento europeo
«Quando apro un social network e vedo mamme e papà con i propri figli minorenni penso sempre che sia un atto di profonda ignoranza. Ancora non ci rendiamo conto di cosa significhi lanciare le immagini nell’infosfera», fa notare Carlo Blengino, penalista che si occupa spesso di diritto delle nuove tecnologie, copyright e data protection. La sentenza di Mantova, per lui, è inappuntabile sul piano giuridico: «Tiene conto pure del Gdpr, il nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali che entrerà in vigore nel 2018 in tutti i Paesi della Ue, il quale prevede un canale di tutela preferenziale del minore rispetto all’adulto». Ma è incontestabile anche per il buon senso che l’ha ispirata: «Bisogna saper distinguere tra un momento privato e un momento pubblico meraviglioso, come può essere un concerto dei bambini con Uto Ughi».
Il caso austriaco
Senza dimenticare, infine, una variabile: il bimbo prima o poi compirà 18 anni. E potrà rivalersi sui genitori poco riservati. Come in Austria, dove una ragazza ha denunciato i suoi.